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Questo
commento a La belva di Cesare
Pavese vuol essere innanzitutto una
testimonianza della mia fede nella
«presenza» della civiltà classica
nella cultura contemporanea.
Ho scelto Pavese - un amore-ricordo
che risale alla mia prima giovinezza
di allieva del liceo classico e che
negli anni è andato nutrendosi di
un'assidua, appassionata, congeniale
lettura - perché nessuno forse come
lui, fra i contemporanei, ha saputo
trovare nella cultura antica motivi
esistenziali: gli archetipi e le
radici stesse dell'esistenza, della
sua e della nostra.
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