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Il
Finto Incanto di Cesare De
Leonardis è una tra le innumerevoli
opere minori, per la maggior parte
dimenticate o messe in ombra dalla
critica, che finirono a Napoli e nei
suoi immediati o più lontani dintorni
nella seconda metà del secolo
decimosettimo.
Essa ben rappresenta il delicato
momento di trapasso che si verificò
nel Meridione in questo periodo di
pieno asservimento alla Spagna.
L'influenza dei dominatori sul costume
si concretò infatti nell'acquisizione
pressoché totale dei modelli e dei
valori oltreché sociali, culturali e
letterari stranieri.
Fu questa l'epoca dei cosiddetti «drammi
italo-spagnuoli»; sulla scorta di
Lope de Vega e Calderón De la Barca i
commediografi meridionali (invertendo
i termini del secolo precedente) si
dettero con foga «alle traduzioni,
alle imitazioni, ai rifacimenti delle
commedie spagnuole di capa y espada».
Nacquero così opere «ibride» che
presentavano, già tramutanti (ma
ancora in qualche modo operanti) i
caratteri della commedia improvvisa
italiana e della vis comica spagnuola. |