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Giancarlo Bova con «la sua ricchissima opera ha fatto conoscere alla comunità scientifica di tutto il mondo la storia di Capua e di Terra di Lavoro» (M. Balard, Sorbonne). Di lui conosciamo «da tempo l’alto profilo scientifico e il valore delle sue pubblicazioni» (A. Galdi, Università di Salerno). Lo studioso più di vent’anni orsono avviò un preciso programma di ricerche fondamentali per la ricostruzione dell’intero corpus membranaceo capuano, con l’intento di restituire alla cultura europea un patrimonio di eccezionale valore per la storia del Mezzogiorno. Con la pubblicazione finora di circa milletrecento pergamene, è stato sempre più evidente come il Corpus Membranarum Capuanarum, «che abarca toda la provincia de Caserta, es una impresionante colección de primara importancia en Europa» (A. Espinosa Ruiz, Università di Alicante). Si tratta di «un’opera magistrale» (H.M. Schaller, Mon. Germ. Hist., Monaco), tenuto conto che le pergamene della Curia si trovano in pessimo stato, per cui è stato detto che l’Autore «has done full justice to these documents» (V. Brown, Pontif. Inst. Mediaeval Studies, Toronto). Infatti, «per le pergamene del Fondo Curia, non disponiamo né di un inventario né di un mero elenco: ciò rende ancor più meritorio il lavoro di edizione che sta portando avanti Giancarlo Bova» (F. Senatore, Università di Napoli), tra molti intralci. L’Autore «ha dato prova della sua competenza di paleografo, di diplomatista e di editore, contribuendo non poco alla storia di Terra di Lavoro e della sua Metropolia. I documenti consentiranno di scrivere una nuova storia della provincia e di conoscere nuovi aspetti della storia del Regno» (N. Kamp, Università di Gottinga).

Venendo al presente volume, il quadro storico che si presenta ai nostri occhi è desolante. Si riscontra subito una carenza di contadini nel territorio dal 1444 in poi, a causa della peste e delle guerre, a cui si aggiunge il terremoto del 1456 e l’infausto passaggio della cometa di Halley. Intanto il Capitolo Capuano redige nel 1471 un inventario dei propri beni, tenuto conto delle perdite e delle usurpazioni. Non manca la notizia di una domus dei Templari a Teano, di alcune proprietà della contessa di Caserta Maria de Capua, della donazione di un tabernacolo d’argento alla cattedrale di Capua da parte dell’arc. Giordano Gaetano (1488). Seguono pagine dedicate al notaio imperiale Iohannes Iacobi, alias Faber de Broquito, canonico unnicardo della diocesi di Liegi, e ai capitani di Capua Giovanni de Luna e Paolo de Legistris. Grande importanza il Bova dedica a Bellona e ad alcune sue leggende, tra cui quella del Crociato. Per quanto riguarda Marcianise e Trentola, in due carte è citato il laneum e un filatoio, quest’ultimo da servire per la lavorazione della canapa, della lana e del lino. Triflisco ricorda la morte della principessa Arniperga (ix sec.), mentre il villaggio di S. Augusto richiama alla memoria la leggenda della nave dei Santi. L’Autore inoltre fa alcune osservazioni sulla datazione del placito capuano del 960. Utile l’edizione critica delle pergamene della Curia pubblicate da Bova, ai fini di un inventario cronologico delle stesse, finora inesistente.

 

 

 

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Aggiornato il: 24 marzo 2019