- «Dalla
lettura del presente volume diventa sempre
più evidente come per l’edizione del
Corpusmembranarum Capuanarum ci
sia bisogno dell’ausilio non solo della
paleografia, della diplomatica e
dell’archivistica …, ma anche dell’intero
gruppo di scienze che costituiscono la
medievistica, vale a dire la filologia, la
linguistica, l’ecdotica, la numismatica,
l’araldica, la metrologia, la topografia e
ovviamente la conoscenza della storia. Lo
studioso diventa così uno storico delle
fonti, o meglio uno storico del territorio».
-
«L’identità della città sul fiume Volturno,
intesa in riferimento alla più profonda
coscienza della sua popolazione, si può
riconoscere soprattutto nei mercati, nella
Chiesa locale e nelle feste religiose. Non
bisogna dimenticare i numerosi templi sacri
della città …, i monasteri, gli ospedali, le
congregazioni, gli ordini
religioso-cavallereschi, la convinzione e
l’orgoglio della fondazione apostolica della
Chiesa locale, la devozione mariana molto
radicata …, la perdonanza di S.
Maria del 1° agosto …».
- «Attraverso la lettura
dei documenti contenuti nel presente volume,
pur attraverso il breve arco di tempo preso
in esame (1439-1442), è possibile vedere
come il re Alfonso controllasse, attraverso
ecclesiastici di sua fiducia,
l’amministrazione della Camera Arcivescovile
e della distribuzione dei beni della Chiesa
di Capua, le cui casse a causa delle guerre
passate versavano in condizioni precarie».
- «I settantotto
documenti aragonesi che presentiamo in
questo volume … riguardano per lo più
concessioni, locazioni e vendite effettuate
dalla mater ecclesia Capuana …, dal
monastero di S. Giovanni delle Monache a
Capua, oppure da privati che vendevano ad
altri i diritti sulle terre loro concesse
dagli enti religiosi testé citati. Non
mancano inoltre anche alcuni testamenti».
- «Nel presente volume
c’è un documento che pone l’attenzione sulla
produzione del famoso profumo capuano, noto
fin dall’antichità».
- «Per la più antica
citazione della canapa in Terra di Lavoro,
si può risalire agevolmente alla metà del
xii
secolo, tenendo conto della locuzione
gergale cánolo (canapa) … A partire
dal
xii-xiii
secolo, compare nei documenti anche il
soprannome «Cannalonga» … e i mestieri di «funarius»
(lavoratoredelle funi di canapa),
di “cannolese” o di “cannabarius”».
- «Del resto l’attività
di feltrerius (manganatore della
lana) è documentata nella città fin dal
1161, anno in cui Adenulfus
feltrerius – figlio di Pietro deSexanto, fratello di Pietro
Medicus († prima del 1196) e zio dei
fratelli Filippo cognomineMedici
e Pietro cognomineEbreus
(figli di Pietro Medicus) – stava a
capo degli stabilimenti dove era lavorata la
lana a Capua».
- «Un certo Francisco
deGenefra compare come testimone
e uomo di fiducia dell’arcivescovo Giordano
Gaetano d’Aragona (1447-1496) in un
documento del 1476 e in un altro del 1492.
Si tratta probabilmente di
un operatore economico che faceva da tramite
tra Capua e Ginevra, città dove si tenevano
ben quattro fiere annuali internazionali».
- «Probabilmente furono
presenti a Capua anche operatori economici
di origine francese, come dimostra il loro
cognome nei documenti, i quali potevano fare
da tramite tra la città fluviale e Lione,
sede di quattro fiere annuali … e si
commerciava soprattutto la seta».
- «Tra il ‘400 e il ‘500
la Chiesa di Capua attraversò uno dei
momenti di maggiore splendore, non solo
attraverso i suoi arcivescovi, tra cui
ricordiamo Giordano Gaetano d’Aragona,
patriarca antiocheno (1447-1496), ma anche
grazie a canonici che giunsero ai gradi più
alti della gerarchia ecclesiastica in altre
diocesi».
- «La lettura di tre
documenti ci indica che talvolta nel ‘400
gli affari economici venivano sbrigati nella
cosiddetta sala delle quattro colonne
(cappella palatina), al di sopra della quale
esisteva appunto una salamagna,
utilizzata all’epoca come granarium,
il cui tetto nel 1440 aveva urgente bisogno
di riparazione. Il motivo era dovuto
all’incendio che era divampato nella
sottostante sala delle quattro colonne, per
la cui riparazione nel 1443 furono
necessarie tre once d’argento».
- «Dalla lettura di una
cartapermutacionis del 1405,
apprendiamo che il dompnus Antonio
deCamarta e il dompnus
Giacomo de Peregrino, procuratori
della distribuzione dei beni della maggiore
chiesa capuana in Terra Lanei,
intendevano permutare con il canonico
Giovanni deSabastiano,
camerario dell’arcivescovo Attanasio
(1381-1406), una peciolamterre
di un moggio circa, sita a Macerata, in
cambio di un salteriumin lictera
Longobarda, da servire ad uso del
Capitolo, acquistato desua
propriapecunia dal predetto
camerario Giovanni».
- «Dalla fine del
xvi
secolo in poi si diffuse in Russia e nei
Paesi dell’est la leggenda del principe
Bova, paladino di Francia, figlio del re
Gvidòn, signore di Hampton e della figlia
del re di Scozia. Il racconto ricalca le
gesta di Bovo d’Antona, uno degli
eroi dell’epoca carolingia, i cui
discendenti … vivevano a Verona e a S.
Marcellino di Aversa … Alexsandr Radìscev
alla fine del ‘700 scrisse La fiaba del
glorioso e potente eroe il principe Bova e
della bellissima principessa Druzhnevna,
e Alexsandr Pushkin lasciò la prima stesura
del poema Bova (1814)».
- «In una carta
vendicionis del 1273 è citato il
palaciumquoddicitur
Camminata, di proprietà del monastero di
S. Giovanni delle Monache, sito nella
parrocchia dei Ss. Filippo e Giacomo. Il
palazzo era ubicato in una zona
residenziale, utilizzata per la
passeggiata preferita dei capuani».
- «È da tempo noto
l’albero genealogico della famiglia del
giudice Pietro deVinea (ca
1190-1249),
il quale però arriva alla fine del
xiv
secolo. Con la pubblicazione dei documenti
contenuti nel presente volume, riusciamo a
conoscere anche i nomi di altri discendenti
finora sconosciuti del giurista, fino a
tutto il
xv
secolo».
-
«La lettura
della cartalocacionis del
1439 ci spinge a chiederci dove fosse
ubicato il toponimo ad
Campolandulfoseualo
PontedelaMalanocte,
dove era sita appunto la pezza di terra …
oggetto della locazione. La lettura di una
nota dorsale alla pergamena …ci indica
chiaramente che la località era sita a
Bellona».
- «Oggi è possibile
identificare con una certa approssimazione
il PontediTeodemondo,
di cui parla Erchemperto, con il Ponte a
Selice sul Clanio (regi lagni), tuttora
esistente, che una volta segnava il confine
tra la giurisdizione capuana e quella
aversana».
- «Per
quanto riguarda Capua, solo nel 1885 è
documentata la festa del carnevale nel
Convitto dell’Annunziata. Anticamente il
carneprivium (privazione della carne) …
era l’ultimo giorno di carnevale, detto poi
in Italia martedìgrasso. A
Capua tale festività è documentata per la
prima volta in una concessione del monastero
di S. Giovanni delle Monache, datata al
1272».